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Il grave controllo della Telepatia Artificiale (2 parte)

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Ti ho raccontato quell’aneddoto che riguardava la connessione a internet per farti capire quanto sia importante che proteggiamo i nostri dati, e che nonostante da oggi inizi a proteggerli, non c’è da stupirsi se “in giro” ci sono ancora tanti dati su di te che possono essere utilizzati da chiunque, sia dal Governo, ma anche da cani e porci che con un semplicissimo computer possono accedere alla banca-dati che ti riguarda e ottenere informazioni sulla tua identità e gli affari che ti riguardano. Tutto ciò non deve minimamente farti cadere nella stupida idea che, siccome oramai hanno già tutti i dati che ti riguardano, non servirebbe che tu da oggi iniziassi a proteggerti in quanto “hanno già tutto” e “sarebbe inutile”. Perché ti sbagli. Loro possiedono tanti dati di te, e questo è da tenere sempre in mente, tuttavia loro hanno estremo bisogno che tu continui ad aggiornare le tue informazioni su di te, che tu continui a fornirgli nuovi dati, nuovo materiale su di te. È ora che tu comprenda che puoi decidere di bloccare questo flusso di dati che fuori dal tuo controllo passa dalla tua vita ai loro computer, e puoi decidere di non fornirgli più alcun dato sul tuo conto. Non sarà un lavoro semplice! Perché senza rendertene conto, pur pensando di non voler dare alcun dato su di te, domani andrai in profumeria e firmerai un contratto con nome cognome, indirizzo vero di casa, numero di cellulare e chi più ne ha più ne metta, solo per ottenere una tessera che ti prometterà degli sconti sui prossimi acquisti. Oppure andrai in banca per prelevare del denaro e senza rendertene conto la ragazza dietro al banco ti farà diverse domande (perché stai prelevando, come spenderai quei soldi, che lavoro fai, che orari hai, se abiti lì vicino, etc.) che apparentemente saranno solo per chiacchierare, ma che subito dopo inserirà nel suo computer per aggiungere dati sul tuo conto, sulla banca-dati che riguarda la tua persona. 

Sei andato lì solo per prelevare i tuoi soldi, (i tuoi!) e non per ricevere il terzo grado, eppure oltre a trattarti come un criminale manco avessi il passamontagna (pur prelevando dal TUO conto in banca), perché a loro non sta bene che utilizzi i tuoi soldi, devono pure interrogarti su altre informazioni che non sei affatto tenuto a riferirgli. Tienilo sempre a mente. Ti fanno credere che tu sia costretto a riferire i tuoi dati privati ma non è vero! Se entri in banca perché vuoi fare un prelievo l’unica cosa che dovrebbero chiederti è la tua carta, il nome a cui essa è intestata e la tua carta d’identità per dimostrare che appartiene davvero a te; ma tutti gli altri dati, dal perché oggi non ti trovi al lavoro, quali sono i tuoi orari, se hai figli, se abiti in zona con la stessa solita scusa del “non ti ho mai visto da queste parti, sei della zona?” per poi spingerti a raccontare tutti i fatti tuoi, sono tutte domande a cui non sei realmente costretto a rispondere. Quindi ci sono occasioni in cui dare i tuoi dati è – per il momento! Sinché non cambieremo noi le cose! – obbligatorio, ma ci sono milioni di altre occasioni in cui non sei assolutamente obbligato, eppure ti fanno sentire come se lo fossi, e raccolgono dati su di te che neppure immagineresti. Per la banca-dati sul tuo conto è importante sapere anche se tieni animali in casa, o se d’estate ospiti la tua nipotina che viene da lontano, o se hai l’abitudine di comprare scarpe nuove ogni anno, e ti spieranno per capire se tutti gli anni porterai avanti queste “abitudini” o se dovessi porre fine a qualcuna di essa, e faranno in modo di scoprire il perché hai deciso o è accaduto che quest’anno non ripeterai il solito programma, in quanto vogliono sapere ogni singola informazione sul tuo conto. 

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A tal proposito, infatti, ti racconto un altro aneddoto ancora più interessante, che riguarda una mia esperienza con la farmacia e la tessera sanitaria. Tanti anni fa, come per tutti, ero stata abituata a mostrare sempre e subito la tessera sanitaria non appena entravo in farmacia per acquistare qualcosa, pensando che fosse cosa giusta. 

“Riceverai degli sconti, pagherai meno tasse, verrai esonerata da alcuni pagamenti” eccetera eccetera, queste erano le ragioni con cui ero stata abituata a mostrare sempre e subito la mia tessera sanitaria al farmacista – chiunque esso fosse – appena entravo a comprare medicine o quel che mi serviva. Poi, ad onor di cronaca, non era affatto vero, perché per ricevere “soldi indietro” o non pagare alcune tasse avrei dovuto fare mille domande, mille passaggi, e attendere mesi per essere accettata, e se all’anno avessi speso centinaia di euro in farmacia secondo i prodotti che acquistavo io e poi avessi portato avanti tutti quei passaggi burocratici, forse avrei ottenuto indietro meno di 4 euro… Diciamo che non ne valeva affatto la pena! Al che mi domandai: se tanto non ricevo nessuno sconto, nessun rientro dopo, se pago le tasse tali e quali a come sarebbe se non avessi la tessera sanitaria e tutto il resto, a che mi serve ogni volta mostrare per forza la tessera al farmacista? E così decisi di non mostrarla più. Mostrare la tessera al farmacista non è assolutamente obbligatorio, eppure mi avevano sempre fatto credere che lo fosse, e così è stato fatto a tante altre persone. Nel mio caso gli acquisti in farmacia erano prevalentemente medicinali per abbassare i dolori del ciclo, medicine che dovrebbero essere un bene primario ma che ogni anno costavano sempre di più, funzionavano sempre di meno, e gli effetti collaterali erano sempre più gravi (anche quelli evidenti all’istante, tanto che assumevo la medicina e subito la rivomitavo). Tuttavia, molte donne lo sanno, i dolori al ciclo erano talmente forti che non conoscendo altri mezzi dovevo piegarmi alla medicina. Così accadeva per anni. Poi le cose cambiarono grazie alla Pratica. Comunque iniziai per prima cosa a non mostrare più la tessera sanitaria. Ricordo che, pur non essendo affatto obbligata a mostrarla, quando decisi di non volerla mostrare al mio successivo acquisto la farmacista quasi mi urlò contro, sostenendo che io dovessi mostrarla! Che dovessi ricevere quegli sconti dalle tasse eccetera eccetera e che tutto serviva per il mio bene e che dovevo mostrarla! Già partendo così prometteva male, molto male. 

Ovviamente quello sbraitare improvviso mi diede ancora più motivazione a perseguire quella via, perché non c’era nessuna ragione nell’urlarmi contro: lei mi chiese la tessera sanitaria, io gentilmente le risposi che non ce l’avevo e di non preoccuparsi, che per me andava bene anche se non la passava (senza dare spiegazioni, e senza fare allusioni alle vere ragioni per cui non volevo darle la tessera) e lei dal nulla mi aggredì. Lei che non era nessuno, soltanto una farmacista, ma che pensava di essere la poliziotta di turno. Quell’aggressione mi fece capire che dietro alla tessera sanitaria c’era molto di più, altro che sconti nelle tasse! E questi eventi riaccaddero i mesi dopo, ogni volta con farmacisti diversi, con cui dovevo insistere a non voler utilizzare la tessera e che loro continuavano a insistere a chiedermi nome e cognome per rintracciare la mia tessera “per il mio bene, per farmi ottenere gli sconti” che non ho mai ottenuto in vita mia! Quindi evidenziava ancora di più quanto fosse tutta una truffa. I farmacisti devono convincere la gente a consegnare i propri dati, quindi devono convincerli ad utilizzare la tessera sanitaria per forza. Con me preferivano perderci 20 minuti a tentare di convincermi di consegnargli i miei dati, nonostante dietro di me ci fosse fila, tutto questo “per il mio bene”, o perché i miei dati servono molto di più a loro e a chi li pretendeva da loro? Compresi che consegnare la mia tessera sanitaria e quindi tutti i miei dati non serviva ad un mio tornaconto, ma al loro!! E smisi quindi di consegnarla, vincendo e abituando tutte quelle marionette che io la mia tessera non l’avrei consegnata neppure se avessero insistito. Se non è obbligatorio consegnarla, giacché devo solo acquistare delle medicine per me, perché devo sentirmi ugualmente costretta? Tutto ciò fa parte del progetto ed io volevo starne fuori. Così ho fatto. Ma la cosa interessante di questa storia deve ancora arrivare. 

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Il fatto era che non sopportavo l’idea di dover acquistare medicinali per superare i dolori del ciclo; praticavo sugli altri e riuscivo a curare disturbi di salute molto gravi, tuttavia su di me non mi impegnavo, mi ero rassegnata da che ero bambina che “è normale che una donna debba avere dolori durante il ciclo” e neppure ci provavo, praticamente, o trovavo scuse per praticare Guarigione su chiunque, tranne che su di me. Per gli altri c’era sempre tempo, per me non c’era mai, non mi davo l’occasione di stare bene. Praticavo per tante cose, tranne per “curare” i dolori del ciclo su di me, il che mi resi conto era un blocco molto strano su cui, quasi all’improvviso, caddi dalle nuvole, e chiesi a me stessa perché non mi stavo impegnando per la mia salute. Potevo passare ore, giorni e veramente mesi dietro alla Guarigione su qualcun altro, praticando ogni giorno ore per lui/lei, sino al raggiungimento dell’obiettivo, ma per me “non c’era tempo”, e così continuavo ogni mese a subire atroci dolori da ciclo, e piegarmi davanti alle medicine chimiche. Al contempo succedeva anche che iniziavo a non voler consegnare la tessera sanitaria quando acquistavo le medicine, e quindi anche questo fattore mi spingeva a riflettere e a pormi delle domande: “Perché sto continuando ad acquistare medicine? Perché sono costretta tutti i mesi a dover discutere con queste teste di fango per poi acquistare medicinali che a lungo andare mi provocheranno gravi malattie?”; non solo stavo consegnando i miei dati, ma lo facevo pure per acquistare medicinali che alla fine mi avrebbero danneggiato gravemente la salute. Era un grande controsenso. Certo, chi non soffre di simili disturbi può pensare che sia facile rinunciare alla medicina e tutto il resto: quando stai bene di sicuro non ti piegheresti davanti a nulla. Ma chi soffre o ha sofferto di dolori simili o di qualsiasi altro dolore atroce sa che quando è il dolore a comandare, la testa si piega facilmente davanti ai medicinali. Ma razionalmente tutto questo non potevo sopportarlo, ed era un periodo di forte evoluzione per me, volevo cambiare su diversi fronti. Il cambiamento non è mai facile e tantomeno rapido, ma certe volte diventa anche una scusa che raccontiamo a noi stessi per perdere tempo e rimandare, rimandare, e rimandare. 

Ciò che accadde dopo fu molto interessante. Ero abituata tutti i mesi ad acquistare una confezione di medicine per il ciclo corrente, pagando e passando la tessera sanitaria, facendo sapere a “tutti” che cosa stavo comprando e quali fossero le mie abitudini da anni. Mi decisi finalmente a praticare per me stessa, praticare con molto più impegno per il mio ciclo e quindi per evitare i dolori del mese successivo. Premesso che non tenevo mai conto delle date e quindi non sapevo quando sarebbe arrivato il prossimo ciclo, essendo piuttosto sregolato (finché prendevo le medicine, non ho mai avuto un ciclo perfettamente regolare, perché esse stesse me lo rendevano irregolare) quindi non sapevo la data precisa dell’arrivo e dunque non ne tenevo segno neppure sul calendario. È doveroso premettere anche che il periodo del pre-ciclo è sempre stato molto doloroso per me, anzi doloroso quasi quanto lo stesso ciclo, e il periodo dopo ciclo era altrettanto doloroso; soffrivo dalle 2 settimane al mese e certe volte arrivavo alle 3 settimane di dolore, su 4; seppure purtroppo molti non mi credessero e neppure le donne, che dovrebbero essere empatiche verso i dolori delle altre donne invece a quanto pare non accadeva. Ad ogni modo, tutti i mesi, da anni e anni, soffrivo minimo 10 giorni, ma anche con strascichi – prima e dopo il ciclo – che facevano diventare 20 giorni di disagio. Detto ciò, era praticamente impossibile non rendermi conto che stesse per arrivarmi il ciclo, giacché almeno per una settimana prima soffrivo già di dolori. Quel mese però accadde qualcosa di diverso. Come già detto praticai psichicamente perché il ciclo dopo fosse meno doloroso, quantomeno era la mia speranza, ma mi impegnai davvero per riuscirci e speravo di ottenere risultati, seppure per assurdo mi sentivo quasi obbligata a dover provare dolore perché “è normale che le donne provino dolore! Le donne devono provare dolore durante il ciclo!”, così mi era sempre stato insegnato e fatto credere. 

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Mi ricordo benissimo quel giorno, in cui sentii qualcuno, un umano, che mi pensava molto forte, una persona che non conoscevo – ma lui conosceva me – e che mi pensava con forti sentimenti di rabbia e quasi di aggressione. Mi concentrai a sentire che cosa stesse pensando di me, che cosa volesse, e sentii nettamente questa persona che diceva: “Perché ancora non ha comprato le medicine??” riferendosi alle medicine per il ciclo, ma sentivo che non si riferiva solamente all’azione di comprarle, ma anche di assumerle. Quel pensiero fu davvero strano, soprattutto perché non capivo da dove fosse uscito fuori, che cosa c’entrasse, che cosa volesse da me. Da lì a poche ore mi venne il ciclo, senza che neppure mi fossi resa conto che era ormai l’ora. Non avevo avuto dolori pre-ciclo e quindi non avevo capito che mi stesse venendo, non avevo avuto nessun segnale, nessun dolore!! E se da un lato neppure ci credevo per quanto fosse bello, perché era assurdo non avere dolori da pre-ciclo, allo stesso tempo mi dovetti rendere conto che qualcuno sapesse che mi stava arrivando il ciclo anche prima che lo sapessi io. Come faceva a saperlo? E come faceva a sapere che non avevo né comprato le medicine, né assunto medicine che potevo benissimo avere magari rimanenti dai mesi prima? 

Innanzitutto mi resi conto che chi mi stava spiando conoscesse molto bene le mie abitudini, e si stava chiedendo – infuriato – perché mai questo mese non avessi comprato e assunto medicinali, partendo dall’assenza di tracce sui miei movimenti di acquisto, giacché non stavo più utilizzando la tessera sanitaria per far conoscere tutti i miei movimenti. Inoltre, come ovvio che sia, quando acquistavo le medicine o qualsiasi altra spesa alimentare e non, pagavo in contanti proprio perché non ero e non sono d’accordo nel far conoscere tutte le mie spese, i miei acquisti, i miei gusti e quindi le mie abitudini a chi analizza attentamente i miei estratti conti, a mia insaputa. Perciò non utilizzavo passare la carta/bancomat ma pagavo in contanti. Sapere che qualcuno si stesse domandando come mai non avessi comprato le medicine quel mese, e che mi pensò talmente forte da permettermi di sentirlo e di rintracciarne la frequenza, mi fece capire quanto per loro (persone comuni, che vengono pagate per controllare i movimenti delle altre persone comuni! E pensano pure di fare cosa giusta!) sia fondamentale che noi lasciamo traccia di qualsiasi cosa facciamo, affinché loro sappiano sempre cosa compriamo, cosa facciamo, come stiamo, quale sia lo stato della nostra salute, quanto spendiamo al mese in medicine e quindi quante ne assumiamo (se le finiamo tutte o se ne avanzano, altrimenti non staremmo a ricomprarle tutti i mesi) e via discorrendo. Qualcuno che non conoscevo si interrogava nervosamente del perché quel mese non avessi acquistato le medicine. Mi fece drizzare le orecchie e mi resi conto che dietro quel gesto abituale che compievo passivamente e arresa alla situazione che pensavo dovessi accettare per tutta la vita, ossia di assumere medicinali per il ciclo tutti i mesi, c’era invece un progetto molto peggiore di quanto immaginassi. Il fatto di sentire qualcuno che sapeva prima di me quando mi dovesse venire il ciclo, che è un’informazione estremamente privata, mi fece provare una rabbia che trasformai ben presto in motivazione per fare di meglio e impegnarmi di più. Il dolore è dolore e non puoi decidere di non assumere medicinali se il dolore ti piega e ti schiaccia a terra. Ma potevo impegnarmi per provarci, e trovare soluzioni. Quel mese non ebbi dolori pre-ciclo e mi fece capire che se volevo ottenere risultati anche su quel fronte che avevo sempre ignorato o sminuito, potevo farcela, e se alla sola prima volta ottenni quei risultati, chissà cosa sarebbe successo se non mi fossi fermata e avessi continuato. Decisi di continuare con le pratiche, impegnandomi sul serio anche se riguardava me, giacché avevo sempre avuto quel blocco di curare tutti, tranne me stessa. Finché si trattava degli altri ne ero felice, ma se si trattava di praticare Guarigione su di me per quegli assurdi blocchi artificiali pensavo quasi che fosse una perdita di tempo e non mi decidevo a fare sul serio. 

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Fui felice perché quell’uomo che mi pensò così forte, arrabbiato che non stessi assumendo medicinali come da copione, mi diede la motivazione per impegnarmi e fare sul serio. A molte donne interesserà sapere che i risultati sono stati ottimali, e seppure ci sia voluto molto impegno, sono anni che non assumo neppure il più minimo medicinale per il ciclo, grazie al fatto che non provo più dolore grazie alla Pratica. Tutto ciò che ho imparato Praticando sulla mia pelle lo insegno in Accademia, ove è possibile imparare le tecniche mirate ad abbassare nel tempo i dolori del ciclo, sino ad ottenere ottimi risultati. Il tutto non è istantaneo e non avviene senza il minimo impegno: ci vuole Pratica, impegno, e soprattutto continuità ogni mese nella Pratica. Tuttavia il risultato è zero medicinali al mese, per anni di fila. Direi che è un buon risultato. 

Ma il concetto non si ferma sul far conoscere le nostre abitudini di acquisti attraverso la tessera sanitaria, e l’eventuale carta/bancomat che utilizziamo per pagare gli acquisti (che ribadisco, bisogna sempre preferire il contante!) per cui c’è gente che di lavoro deve tenere segnati tutti i nostri movimenti da consegnare poi ai loro Capi. Ma si tratta anche di capire come queste persone, questi operatori, siano a conoscenza delle medicine che assumiamo, anche nel caso non lasciamo tracce di acquisti (tenendo comunque conto che nelle farmacie ci sono le telecamere, che registrano cosa compri, quanto spendi, etc.; basti pensare oggi alle novità degli “shop di amazon” che scalano il denaro direttamente dal tuo conto senza che paghi alla cassa grazie alle mille telecamere presenti) ma riescano ad essere istantaneamente al corrente anche di quali e quanti medicinali stiamo assumendo in quel preciso momento. Riferendomi all’uomo che mi pensò, innanzitutto anche sapendo che non avevo acquistato le medicine, perché era infuriato di ciò? Che cosa gli cambiava se compravo e assumevo le medicine per il ciclo oppure no? C’era ovviamente qualcosa di più grande dietro. Come possono, loro, essere al corrente di quali sostanze noi ingeriamo nel nostro corpo, se non ne lasciamo apparente tracciabilità sugli acquisti fatti? E poi, anche se compriamo un medicinale non è per forza detto che sia per noi, e che lo ingeriamo noi, potrebbe essere per un parente di casa… quindi come fanno a sapere tutto e di più sul nostro conto? Al di là degli acquisti segnati attraverso la tessera sanitaria e al di là dei movimenti registrati sulla carta che usi per pagare, c’è qualcun altro, ben più nascosto degli operatori comuni, che oltre ad analizzare i nostri movimenti economici si occupa di analizzare qualcosa di ancor più privato, dentro di noi. 

Attraverso le nanotecnologie dentro al nostro corpo riescono a sapere istantaneamente se stiamo assumendo, oppure no, dei medicinali, antidolorifici o qualsiasi altra sostanza che entra nel nostro corpo. La cosa peggiore è che dentro ai medicinali, anche i più banalissimi medicinali per il ciclo, è inserita una quantità immane di nanotecnologie che noi, ogni volta che buttiamo giù la pasticca o le medicine in polvere o liquide, stiamo ingerendo e facendo entrare in noi tutte quelle nanotecnologie che si diffonderanno immediatamente dentro al cervello e nell’interno degli altri organi; non uscendo più dal nostro corpo. Esse serviranno poi ad avere maggiore effetto sul nostro corpo, sul nostro cervello, sui nostri neuroni, quindi sulle nostre scelte, sui nostri pensieri, ma anche sulla salute del nostro fisico, creando malattie nuove negli organi che ci costringeranno di conseguenza ad assumere ulteriori medicinali, e creando dipendenze ai medicinali affinché non riusciremo a vivere senza di essi. La dipendenza ai medicinali fa in modo che i dolori diventino più forti e si plachino solo in presenza di quelle sostanze; che però anno dopo anno ci costringeranno ad aumentare di dosi, altrimenti il dolore resterà. Tutto questo è voluto dal Governo, non è un caso.  

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Da quando ho smesso di assumere definitivamente medicinali, ribadisco grazie alle Pratiche Psichiche svolte, il mio corpo ha impiegato circa 6 mesi successivi per ripulirsi dalla dipendenza da medicinali, e solo dopo allora mi resi conto che molti fastidi e dolori del corpo, che non sapevo fossero collegati al ciclo e soprattutto che fossero derivati dai medicinali che assumevo, smisero di arrivare, e da allora non ne ho più sofferto. Quei medicinali mi stavano provocando più dolori nascosti e apparentemente non collegati di quanti potessi immaginare. Tutto ciò è dovuto ad un programma a cui il Governo ha lavorato attraverso le sue sottomesse Multinazionali Farmaceutiche per legare l’umanità alla medicina chimica, che è la stessa ragione per cui la gente si ammala e muore precocemente, dai 20 anni prima in poi. Dovremmo seriamente riflettere su tutto questo, e impegnarci ad utilizzare cure naturali, anziché quelle chimiche e artificiali. I primi mesi in cui non assumevo medicinali ero totalmente controllata/spiata dagli operatori che dovevano segnalare le “modifiche” alle mie abitudini, anche perché significava non assumere più nanotecnologie in compresse dentro di me, e per loro quello era un grosso problema. Il tutto senza affatto negare gli innumerevoli tentativi da parte loro di costringermi a riprendere i medicinali, tentando di provocarmi dolori artificiali che servissero a farmi crollare e pensare che dovessi ricominciare ad assumere medicinali. Ma la decisione ormai era presa, e continuai per la mia strada, impegnandomi per fare in modo di non avere più bisogno di medicinali. Molte persone non capiscono questa scelta e neppure che cosa significa. Qui non si tratta di essere orgogliosi e piuttosto morire di dolore anziché assumere un medicinale; qui si tratta di assumere medicinali solo ed esclusivamente se non ci sono altre scelte. Ma se ci sono scelte, perché assumerli ugualmente? 

Se non avessi scelta e fossi costretto ad assumerli, piuttosto che morire, ti consiglierei di assumerli! Ma se avessi scelta, se fossi ancora in tempo per curare quel problema senza correre immediatamente in farmacia, ti consiglierei di provarci. Le cure naturali esistono, anche se sono censurate; e la Pratica può fare ancora di più di esse, se si decide di impegnarsi. Ci sono casi e casi, ci sono casi in cui le persone vogliono soffrire di dolori atroci solo per assecondare il proprio orgoglio, e soffrire ore o giorni agonizzanti quando potrebbero assumere un medicinale e riprendersi molto velocemente. Questo non ha senso! E ci sono casi in cui persone al primo leggerissimo dolore, come un primo accenno di mal di testa, anziché provare a curarlo in maniera semplice e naturale che avrebbe immediato risultato comprovato da loro stessi, e senza nessun effetto secondario successivo, preferiscono correre ad assumere medicinali chimici pesantissimi, senza che ve ne sia la reale ragione, e tante volte senza che neppure faccia cessare realmente il dolore. Ci hanno abituato ad assumere medicinali chimici anche solo per gusto di farlo, e non solo per necessità. Ma questa abitudine ha uno scopo molto più grande, perché all’interno delle medicine inseriscono grandi quantità di nanotecnologie e, ogni volta che andiamo ad assumere medicinali, andiamo a racimolare tutte quelle nanotech dentro il nostro corpo che richiameranno altre nanotech e ci convinceranno, nel pensiero e attraverso i dolori provocati al nostro corpo dalle stesse tecnologie che abbiamo assorbito, ad assumere altri medicinali nel tempo! Ed è così che le Multinazionali Farmaceutiche per conto del Governo continuano a portare avanti i loro progetti sulla popolazione mondiale. Riprenderemo in seguito questo argomento.  

Fine pagina 6 su 6. Se hai gradito l’articolo, commenta qui sotto descrivendo le tue sensazioni durante la lettura o la pratica della tecnica proposta.

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